Mons. Leonardo D’Ascenzo
Arcivescovo di Trani- Barletta-Bisceglie
4 marzo 2024-
Celebrazione Eucaristica-77° Anniversario del transito al Cielo
della serva di Dio Luisa Piccarreta
Omelia
«Nessun profeta è bene accetto nella sua patria» (Lc 4,24): sono le prime parole che Gesù pronuncia nel Vangelo che oggi è stato proclamato. Come mai Gesù dice queste parole? Gesù si trovava a Nazaret, la sua città, in giorno di sabato nella Sinagoga, insieme a tanti suoi concittadini, e gli fu dato il rotolo del profeta Isaia e da questo rotolo Gesù lesse un passaggio che diceva così: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l'anno di grazia del Signore. (…) "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato"» (Lc 4, 18-21). In questo modo Gesù afferma di essere il personaggio di cui il profeta Isaia parlava, di essere il Messia, l'Atteso e il Consacrato. I suoi concittadini reagirono dicendo: «“Non è costui il figlio di Giuseppe?"» (Lc 4, 22)”! Il che era vero ma Gesù, Figlio del falegname, è il Figlio di Dio, il Messia. Potremmo interpretare il loro atteggiamento: “noi che conosciamo chi sei non possiamo accogliere questa novità che Tu ora proclami”. E allora, Gesù, quasi anticipando quello che loro pensavano e avevano presente nel loro cuore, dice appunto: «Nessun profeta è bene accetto nella sua patria». Questa storia, vuole dirci Gesù, si è già verificata anche nel passato, ai tempi del Profeta Elia: c’erano tante vedove, sue connazionali, ma Lui guarì una straniera in Sarepta di Sidone; stessa cosa si verificò ai tempi del Profeta Eliseo: c’erano tanti lebbrosi ma Lui non poté che guarire Naaman, il Siro, ugualmente uno straniero. Lo abbiamo ascoltato nella Prima lettura. Certo, dice Gesù: «voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”.» (Lc 4, 23-24), cioè tante guarigioni, tanti miracoli, perché non li fai qui anche a Nazareth, la tua città, dove ci siamo noi che ti conosciamo bene? Gesù avrebbe certamente voluto fare anche a Nazareth dei miracoli ma non poteva farne, non poteva operare le grandi meraviglie di Dio. Perché? Perché queste persone avevano un cuore chiuso, erano persone con il cuore indurito, non erano capaci di ricevere ciò che Gesù avrebbe anche desiderato compiere per loro, persone dal cuore duro. E quando si ha il cuore duro, il cuore chiuso non è possibile accogliere Gesù, non è possibile riconoscere in Gesù il Figlio di Dio. Anche per noi è la stessa cosa, quando abbiamo il cuore duro, cioè un cuore non convertito, un cuore che non è buono, non riusciamo ad accogliere Gesù, non riusciamo a riconoscerlo vivo, presente, operante in mezzo a noi. Come si può riconoscere Gesù? Come si può riconoscere la Volontà di Dio nella nostra vita, negli ambienti che frequentiamo, nei fatti della storia, se non abbiamo un cuore buono, se non abbiamo un cuore convertito? Diceva don Vincenzo, ogni anno è significativo che questa memoria del transito di Luisa, quasi ogni anno, capiti nel tempo di Quaresima che è proprio il tempo della Conversione. Noi siamo persone chiamate a vivere una conversione continua. La conversione non è possibile realizzarla soltanto in un momento della nostra vita, la conversione è qualcosa che domanda un cammino continuo perché abbiamo bisogno continuamente di cambiare, abbiamo continuamente bisogno di un cuore nuovo per riconoscere Gesù, per accoglierlo, per comprendere la Sua Volontà per noi. Le persone nella Sinagoga di Nazaret non avevano la capacità di accogliere Gesù, di riconoscerlo come il Figlio di Dio e di accogliere la Sua Volontà in rapporto alla loro vita. Mi viene in mente un particolare che può essere per noi motivo spirituale di riflessione e di impegno concreto di vita: quando Luisa morì e tutti pensavano in quel momento che fosse l’ennesimo fenomeno che lei viveva tutti i giorni, di catalessi, quasi di una morte che ogni giorno si rinnovava. È quello di cui noi abbiamo bisogno ogni giorno, di morire, morire al peccato, di morire all’egoismo, di morire alle nostre chiusure, di morire ai nostri preconcetti. Altrimenti non saremo persone in grado di accogliere Gesù e di riconoscere quella che è la Sua Volontà per noi.
Allora in questa Messa chiediamo al Signore Gesù che ci doni la forza di cambiare nella mente, nel cuore, nei comportamenti della nostra vita, cioè di convertirci, nel cuore appunto, nel profondo del nostro cuore e di accogliere Gesù così come Lui è, perché Gesù non può essere come diciamo noi. Gesù è il Figlio di Dio e noi non possiamo che accoglierlo e ogni giorno non possiamo che accoglierlo nella novità che Lui ci propone, nella novità di vita. Gesù non è una statua. Quando ci mettiamo di fronte ad una statua vediamo che è così tutti i giorni, non dice nulla, è muta, è immobile, è sorda, No, Gesù è vivo e se noi abbiamo un cuore capace di conversione, un cuore buono, ogni giorno Gesù ha da rivelarci qualcosa di nuovo, qualcosa di bello. Noi non possiamo mettere le mani su di Lui. Questi suoi concittadini avevano deciso di ucciderlo, l’avevano portato fin sul ciglio del monte dove era costruita la loro città, per gettarlo giù. Sarà Gesù, invece, a decidere il momento di consegnarsi e di abbracciare la morte. Non sono gli altri a decidere il momento della Sua ora. Gesù va accolto e riconosciuto come Dio e nella disponibilità alla novità che ogni giorno ci rivela.
Vedete, concludo, mi sembra che questo sia quanto stiamo cercando di vivere in questi anni di cammino sinodale nella nostra Chiesa, dico la nostra Chiesa, la Chiesa universale, la nostra Chiesa diocesana; stiamo vivendo un cammino sinodale guidati da Papa Francesco, guidati dalle indicazioni dei vescovi italiani. E vivere un cammino sinodale, che cosa comporta concretamente se non vivere una conversione del cuore per poter accogliere, poi, tutte le novità che lo Spirito Santo, giorno dopo giorno, ci rivela, ci consegna? Vedete chi non è disponibile a vivere la conversione del cuore si perde qualcosa di straordinario. Chi ha il cuore indurito si perde la novità, la bellezza che Dio ogni giorno è disposto a mettere nelle , per la nostra vita. Allora domandiamo al Signore per ciascuno di noi e per tutti i cristiani questa conversione del cuore. Certo dobbiamo anche registrare che alcuni non sono disponibili ad accogliere la novità. E tante volte lo sentiamo dire o lo leggiamo dai giornali o lo ascoltiamo dalla radio, dalla televisione, ci sono persone che dicono: “Ma cosa sono queste novità che si è inventato Papa Francesco, che si inventano i preti e il vescovo della nostra diocesi, questi incontri del cammino sinodale?”. Dispiace per loro perché chi non si immette in questo cammino di conversione continuo si perde la novità, la novità che è Dio, perché Dio, ogni giorno, quando apriamo gli occhi è novità per noi. Chi ha un cuore che si converte è una persona che non s’annoia. Diversamente si annoiano quelle persone che ogni giorno rifanno le stesse cose, che si accontentano della ‘minestra scaldata’ che una volta va bene ma tutti i giorni, poi, ti porta alla noia. Sono persone che giungono a dire: “Basta! mi sono stancato di stare con queste persone, dentro questa parrocchia, con quel gruppo, con quella diocesi, con quel vescovo”. Sono quelle persone che decidono di mangiare ‘la minestra scaldata’. Noi non vogliamo la ‘minestra riscaldata’, noi vogliamo la bellezza e la novità che lo Spirito Santo, ogni giorno, vuole dare a noi con la decisione di convertirci. Questo tempo di Quaresima ci offre per l'ennesima volta questa possibilità. Attraverso la preghiera, il digiuno e la carità camminiamo su questa strada e saremo contenti e felici.