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II Domenica di Pasqua (della Divina Misericordia)

L’amore del Signore per Tommaso e per quanti faticano nella fede

26/04/2025
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Carissimi fratelli e sorelle, Fiat!

La seconda Domenica di Pasqua è anche la festa «della Divina Misericordia». È una bella realtà della fede per la nostra vita: è la misericordia di Dio per noi! È un amore così grande, così profondo quello di Dio verso di noi, che non viene meno, sempre afferra la nostra mano e ci sorregge, ci rialza, ci guida.

Secondo il Vangelo di oggi, l’apostolo Tommaso fa esperienza proprio della misericordia di Dio, che ha un volto concreto, quello di Gesù Risorto. Tommaso non si fida di ciò che gli dicono gli altri Apostoli: «Abbiamo visto il Signore»; non gli basta la promessa di Gesù, che aveva annunciato: il terzo giorno risorgerò. Vuole vedere, vuole mettere la sua mano nel segno dei chiodi e nel costato. E il comportamento di Gesù è la pazienza: Gesù non abbandona Tommaso nella sua incredulità; gli dona una settimana di tempo, non chiude la porta, attende. Arriva e gli dice con chiarezza: Non essere incredulo, ma credente". E Tommaso riconosce la propria povertà. «Mio Signore e mio Dio»: con questa invocazione semplice ma piena di fede risponde alla pazienza di Gesù. Si lascia avvolgere dalla misericordia divina, la vede davanti a sé, nelle ferite delle mani e dei piedi, nel costato aperto, e ritrova la fiducia: diventa una persona nuova, non più incredula, ma credente.

Pensiamo a Pietro: per tre volte rinnega Gesù proprio quando doveva essergli più vicino; e quando tocca il fondo incontra lo sguardo di Gesù che, con pazienza, senza parole gli dice: «Pietro, non avere paura della tua debolezza, confida in me»; e Pietro comprende, sente lo sguardo d'amore di Gesù e piange.

Ricordiamo i due discepoli di Emmaus: il volto triste, un camminare vuoto, senza speranza. Ma Gesù non li abbandona: percorre insieme la strada. Con pazienza spiega le Scritture che si riferivano a Lui e si ferma a condividere con loro il pasto. Questo è lo stile di Dio: Dio è paziente con noi perché ci ama, e chi ama comprende, spera, dà fiducia, non abbandona, non taglia i ponti, sa perdonare. Dio ci aspetta sempre, anche quando ci siamo allontanati! Lui non è mai lontano, e se torniamo a Lui, è pronto ad abbracciarci.

Annuncio di tenerezza, fiducia, misericordia è la parabola del Padre misericordioso, che accoglie il figlio che ritorna, lo accoglie nella gioia, nella festa. Papa Francesco sempre ci ricorda che Dio sempre ci aspetta, sempre ci accoglie, sempre ci perdona, perché l’amore di Dio è più grande di ogni peccato.
Tornando al Vangelo, Gesù invita Tommaso a mettere la mano nelle sue piaghe delle mani e dei piedi e nella ferita del costato. Anche noi possiamo entrare nelle piaghe di Gesù, possiamo toccarlo realmente; e questo accade ogni volta che riceviamo con fede i Sacramenti. É proprio nelle ferite di Gesù che noi siamo sicuri, lì si manifesta l’amore immenso del suo cuore.

Il 26 settembre 1937 Gesù dice a Luisa che è la Divinità a possedere in natura sua il voler sempre dare. Come la creatura possiede il respiro che vuole sempre respirare anche se non lo volesse, così Dio possiede l’atto continuo di dare sempre e se, ingrata, la creatura non prende ciò che Dio dona, resta intorno a Lui per decantargli la perfezione, la bontà, la santità, la liberalità dell’Ente Supremo, come trionfo del suo amore e di quanto ama la creatura, aspettando con una pazienza che solo Dio può avere.  È tanto l’amore divino, che si adatta nel dare a poco a poco, perché essendo piccola, la creatura non può prendere tutto insieme quello che Dio le vuole dare, ma è un dare continuo, perché altrimenti Dio si sentirebbe come mancare, soffocare il respiro se non dovesse donare.

La Divina Volontà vuol essere vita della creatura, l’atto più grande, l’amore più esuberante che solo un Dio può e sa fare. Ora, per farsi possedere, le fa dono della sua virtù pregante ed Essa si mette a capo per confermare il dono e fa pregare tutte le cose create, s’impone sull’amore di Dio, potenza, bontà e fa pregare il suo amore, la potenza e bontà e tutti gli attributi divini pregano; anche la giustizia, la misericordia, la fortezza si cambiano in preghiera, nessuno può mancare quando la Volontà divina vuole che si faccia un atto, un dono. Quando tutti hanno pregato, Dio conferma il dono e diventa universale e ogniqualvolta si prega, ha una tale potenza, che tutte le cose di Dio pregano, anche i suoi attributi, perché nel dono le è stato dato il diritto su tutti.

È un delirio d’amore: “Vogliano essere vinti dalla creatura.” Quando essa vince, l’amore di Dio si sfoga e le sue smanie e deliri trovano la vita nella creatura e si riposano.

don Marco
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