Carissimi fratelli e sorelle, Fiat!
Ogni anno, all’inizio dell’anno pastorale, chiusa la parentesi estiva, la Liturgia della Parola propone lo stesso Vangelo. Infatti, tutti e tre i Sinottici riferiscono l'episodio di Gesù che a Cesarea di Filippo chiese agli apostoli quali fossero le opinioni della gente su di lui. E il dato comune a tutti e tre è la risposta di Pietro. Matteo, riferisce una risposta più completa: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt. 16,16). Mentre Marco scrive: «Tu sei il Cristo». La pericope odierna è al centro dell'intero racconto di Marco sia dal punto di vista letterale che teologico, nel senso che conclude la prima parte del Vangelo e apre la seconda.
Il Maestro voleva sapere cosa pensassero i discepoli di lui, e per farlo partì da lontano, domandando loro: «La gente chi dice che io sia?».
Gesù sapeva bene che cosa pensassero di Lui i suoi oppositori: gli anziani del popolo, i sommi sacerdoti, gli scribi e i farisei. Tutta gente scandalizzata dal comportamento di Gesù. Per loro Gesù di Nazareth era un sobillatore, uno che mangia con i pubblicani e i peccatori, uno che non osserva il riposo sabbatico, che non digiuna con i suoi discepoli, che rimette i peccati, che guarisce i malati e libera gli indemoniati. Insomma, uno da non riconoscere e da non accettare.
Il Maestro sapeva anche che cosa pensasse di Lui la folla. La gente che seguiva Gesù era affascinata dalle sue parole, era ammirata dai miracoli che compiva; in quel rabbi c'era qualcosa di straordinario, parlava come uno che ha autorità; si capiva che era assai di più degli altri maestri della legge. La gente lo stimava come un profeta simile a Giovanni Battista, o a Elia. Ma non comprese il mistero della sua persona. La gente non afferrò la novità di Gesù. Anche nei nostri paesi di antica cristianità sono molti coloro che non sanno chi sia Gesù.
Ma quello che interessava veramente a Gesù era che cosa ne pensassero i Suoi discepoli, coloro che avevano lascito tutto e lo avevano seguito. Il Maestro lo espresse con una domanda, diretta e cogente: «Ma voi, chi dite che io sia?». Qui era in gioco tutto. Infatti, la domanda fu formulata al fine di portare i discepoli dentro il suo mistero. Pietro dette una stupenda risposta: «Tu sei il Cristo». E Gesù lo proclamò beato.
Questa è la domanda fondamentale del Vangelo. «Ma voi, chi dite che io sia?». La risposta richiede silenzio e di riflessione. L’essenza della vita cristiana sta qui. Gesù sa benissimo chi è. Siamo noi che dobbiamo chiarirci le idee! Infatti, non basta riconoscere Gesù come Messia. Dobbiamo accettare il suo messianismo come è, non come noi vorremmo che fosse. Non si può essere discepoli per abitudine, con stanchezza: il nostro Maestro non vuole cristiani a traino, non gradisce finte devozioni. La domanda ci interpella direttamente. Non possiamo dimenticarlo o archiviarla. Ogni giorno dobbiamo considerare la nostra idea di Gesù e soprattutto il significato che Egli ha nella nostra vita. Ci sono molte occasioni nella vita nelle quali dobbiamo dimostrare la stessa convinzione di Pietro. «Tu sei il Cristo». Il cristiano non è seguace di un’idea. Noi seguiamo Gesù. Lo riconosciamo come Salvatore nostro. E lo seguiamo ciascuno portando la nostra croce.
Con la sua domanda - «Ma voi, chi dite che io sia?» - e il suo invito - «Se qualcuno vuole venire dietro a me …» -, Gesù fa intravedere che esiste una possibilità nuova, che c’è qualcosa di diverso, che è possibile cambiare. Si può, per davvero! Bisogna solo volerlo con tutto il cuore, lasciarsi guidare dallo Spirito e allenare lo sguardo per non perdere di vista i passi del Maestro.
Il 22 novembre 1921 Gesù dice a Luisa che gli atti fatti nella Divina Volontà sono giorni per Lui, e se l’uomo con le sue colpe lo circonda di tenebre, questi atti, più che raggi solari, lo difendono dalle tenebre, lo circondano di luce e gli danno la mano per far conoscere alle creature chi è Gesù. Perciò egli ama tanto chi vive nel Divin Volere, perché nella Volontà Divina può dargli tutto e lo difende da tutti, e Gesù sente di dargli tutto e di racchiudere in lui tutti i beni che dovrebbe dare a tutti gli altri. Supponiamo che il sole avesse la ragione e le piante fossero ragionevoli e di volontà rifiutassero la luce e il calore del sole, né volessero fecondare e produrre frutti; che solo una pianta ricevesse con amore la luce del sole e volesse dare al sole tutti i frutti che le altre piante non vogliono produrre; non sarebbe giusto che il sole, ritirando da tutte le altre piante la sua luce, facesse piovere su quella pianta tutta la sua luce e il suo calore? Crediamo di sì. Ora, ciò che non succede al sole, perché privo di ragione, può succedere tra Gesù e l’anima.