Carissimi fratelli e sorelle, Fiat!
La parabola del fariseo e del pubblicano mette in evidenza due modi di pregare, uno falso - quello del fariseo - e l’altro autentico - quello del pubblicano. Il fariseo incarna un atteggiamento che non esprime il rendimento di grazie a Dio per i suoi benefici e la sua misericordia, piuttosto soddisfazione di sé. Il fariseo si sente giusto, si sente a posto, si pavoneggia di questo e giudica gli altri dall’alto della sua presunzione. Il pubblicano, al contrario, non moltiplica le parole. La sua preghiera è umile, sobria, pervasa dalla consapevolezza della propria indegnità, delle proprie miserie: quest'uomo davvero si riconosce bisognoso del perdono di Dio, della misericordia di Dio.
Quella del pubblicano è la preghiera del povero, è la preghiera gradita a Dio che «arriva fino alle nubi», mentre quella del fariseo è appesantita dalla zavorra della vanità.
Alla luce di questa Parola, ci possiamo chiedere: ma come si fa a pregare? Si fa come il pubblicano: umilmente, davanti a Dio. Ognuno con umiltà si lascia guardare dal Signore e chiede la sua bontà, che venga a noi. In famiglia, come si fa a pregare? Perché sembra che la preghiera sia una cosa personale, e poi è difficile trovare un momento adatto, tranquillo. Anche qui è questione di umiltà, di riconoscere che abbiamo bisogno di Dio, come il pubblicano! E tutti abbiamo bisogno di Dio, in tutte le famiglie: tutti abbiamo bisogno del suo aiuto, della sua forza, della sua benedizione, della sua misericordia, del suo perdono. Questo si può fare nella semplicità. Una volta papa Francesco ci ha detto: “pregare insieme il "Padre nostro”, intorno alla tavola, non è una cosa straordinaria: è facile. Qualcuno prega il rosario in famiglia: è molto bello, dà tanta forza! E anche pregare l’uno per l'altro: il marito per la moglie, la moglie per il marito, ambedue per i figli, i figli per i genitori, per i nonni ... Pregare l’uno per l’altro. Questo è pregare in famiglia, e questo fa forte la famiglia: la preghiera".
Nel salmo abbiamo ripetuto più volte: “Il povero grida e il Signore lo ascolta”. Il Signore ascolta il povero; e noi ascoltiamo il povero? Ci accorgiamo di lui, lo accogliamo, lo amiamo, lo rispettiamo, lo aiutiamo?
Questo già ci apre al discorso missionario. S. Paolo dice: “Il Signore mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare avanti l’annuncio del vangelo e tutte le genti lo ascoltassero”.
Il compito dei cristiani è quello di annunciare il Vangelo a tutte le genti, a tutte le persone, vicine e lontane. Questo la vocazione e la missione di tutti i cristiani, ma ci è testimoniato soprattutto dai Missionari, Sacerdoti, Suore, laici, famiglie che in tante parti del mondo evangelizzano, fanno conoscere il Salvatore del mondo Gesù Cristo, convertono alla fede e aiutano i poveri, essendo questo un segno ben preciso legato all’evangelizzazione.
Dobbiamo essere contenti e ringraziare della vitalità delle giovani Chiese del mondo, che sono la speranza della Chiesa intera e dell’umanità. Si tratta di una fede, di una speranza, di una carità che viene proprio dai poveri. Ancora una volta Dio costruisce il suo regno e porta avanti l’opera della salvezza del mondo attraverso i deboli e gli umili.
A Luisa Gesù tante volta le parla della preghiera nella Divina Volontà e il 16 luglio 1927 le spiega come la preghiera fatta in Essa possiede la potenza divina e la forza universale. Chi vive nella Divina Volontà ha la larghezza, la capacità di poter rinchiudere in sé tutti gli atti di Dio, diventando così depositario della Divina Volontà. E perciò Dio trova in quell’anima tutto se stesso, con tutti gli atti suoi. In essa tutto è sacro, tutto è santo, tutto è luce e bellezza; possiede il perfetto equilibrio, l’ordine divino, e Gesù trova in essa la gloria della sua santità, della sua luce, della sua rara bellezza. La guarda e trova i suoi riflessi, la sua carissima immagine, come da Lui voluta, e nell’eccesso del suo amore va ripetendo: “Come sei bella, il mio Volere ha racchiuso tutto in te! La Creazione è una pallida immagine di te! Sei più fulgida del sole, sei più ornata del cielo, sei più vaga dei prati fioriti; tutta bella sei, perché la potenza del mio Volere Divino ti investe, ti alimenta, ti è vita.”
Quando si prega nella Divina Volontà, tutte le cose e tutti gli esseri creati fanno attenzione, sospendono ogni cosa, fanno tacere tutto, e mentre sono tutti intenti ad ammirare l’atto fatto nella Divina Volontà, seguono tutti insieme la preghiera. La potenza di Essa chiama e s’impone su tutto, in modo che tutti fanno la stessa cosa. Se si unissero tutte insieme tutte le altre preghiere per confrontarle con una semplice preghiera fatta nella Divina Volontà, questa le sorpassa tutte, perché possiede una Volontà Divina, un potere immenso, un valore incalcolabile. Gesù stesso si sento investito da una tale preghiera e, siccome vede che è la Volontà divina che prega, sente la sua potenza che si immedesima in quella stessa preghiera. Se non si ottengono le grazie per mezzo della preghiera fatta nella Divina Volontà, che è preghiera universale e divina, se la giustizia divina non resta placata e continuano a piovere i flagelli sulla terra, significa che quella è la Volontà di Dio e che invece di far scendere quelle grazie, fa scendere gli effetti di Essa nelle anime; e se con questa non si ottiene, molto meno si otterrà con altre preghiere non fatte nella Divina Volontà, che non hanno né potenza divina né forza universale