Tradizionalmente il mese di Luglio è dedicato dalla Chiesa alla contemplazione del Preziosissimo Sangue di Gesù.
Il Sangue di Cristo è la prova inconfutabile dell'amore del Padre celeste per ogni uomo, nessuno escluso. Tutto questo è stato ben sottolineato da San Giovanni XXIII, devoto al Sangue del Signore fin dall’infanzia, quando in famiglia ne sentiva recitare le speciali Litanie. Eletto Papa, scrisse una Lettera apostolica per promuoverne il culto (Inde a primis, 30 giugno 1959) invitando i fedeli a meditare sul valore infinito di quel Sangue, del quale “una sola goccia può salvare tutto il mondo da ogni colpa” (Inno Adoro Te, devote di S. Tommaso d’Aquino).
Proprio all'inizio di questo mese, dedicato a celebrare le glorie e i benefici del Preziosissimo Sangue di Gesù, la Chiesa ci ha fatto celebrare fino a qualche tempo fa, in onore di questo Sangue, una festa solenne, quasi a coronamento del mese del Sacro Cuore.
L'origine di questa festa non è antica: risale a Pio IX, il cui pontificato fu una delle epoche più gloriose per lo sviluppo di questa devozione. Già si celebrava in qualche luogo una festa del Preziosissimo Sangue nel venerdì della quarta settimana di quaresima, ma fu Pio IX a voler istituire una festa universale alla prima domenica di luglio, come un monumento alle vicissitudini della S. Sede e come un “Te Deum” perpetuo di ringraziamento per l'ottenuta liberazione dall’esilio di Gaeta. La festa fu poi fissata da S. Pio X al primo luglio.
II significato di questa solennità che si celebrava è del tutto affine a quello del Sacro Cuore, con cui aveva in comune il Vangelo della Messa. C’è un'intima relazione tra il Cuore e il Sangue, non solo perché dal Cuore di Gesù, trafitto dalla lancia, sgorgò acqua e Sangue: ma anche perché il primo calice nel quale quel Sangue divino fu consacrato e vivificato, fu proprio il Cuore del Verbo incarnato. La S. Messa esalta l’efficacia redentrice del Preziosissimo Sangue e ci invita a dissetarci alle fonti divine delle piaghe di Gesù, affinché il suo Sangue sia pegno per noi di vita eterna.
Il mese di Luglio ci richiama a meditare sulla Passione di Gesù. Infatti è dedicato al ricordo del Suo Sangue sparso per la nostra salvezza. Quando Gesù sulla croce venne trafitto dalla lancia del soldato, uscì dal Suo Cuore un po’ di liquido, che non era solo sangue, ma sangue misto ad acqua.
Da questo si capisce che Gesù ha donato tutto Se stesso per salvarci: non ha risparmiato proprio nulla. Inoltre è andato incontro alla morte volontariamente. Non era obbligato, ma l’ha fatto solo per amore verso gli uomini. Il Suo amore è stato veramente il più grande. E’ per questo che ha detto nel Vangelo: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13). Se Gesù ha sacrificato la propria vita per tutti gli uomini, ciò significa che per Lui sono tutti amici: nessuno escluso. Gesù ritiene amico anche il più grande peccatore di questa terra. Tanto è vero che ha paragonato il peccatore ad una pecorella del Suo gregge, che si è allontanato da Lui, che si è smarrito nel deserto del peccato. Ma appena si accorge che si è allontanato va a cercarlo dappertutto, fino a quando l’ha trovato.
Gesù ama tutti allo stesso modo, sia i buoni che i cattivi, e non esclude nessuno dal Suo grande amore. Non c’è nessun peccato che ci privi del Suo amore. Lui ci vuol sempre bene. Anche se tra gli uomini di questo mondo ci sono gli amici e i nemici, per Iddio no: siamo tutti Suoi amici.
Avviciniamoci a Lui con fiducia, senza paura, come ci dice San Paolo nella lettera agli Ebrei: “Accostiamoci con piena fiducia al trono della Grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati nel momento opportuno” (Ebr 4,16). Non dobbiamo perciò stare lontani da Dio: Lui è buono con tutti, lento all’ira e grande nell’amore, come dice la Sacra Scrittura. Lui non vuole il nostro male, ma solo il nostro bene, quel bene che ci rende felici su questa terra, e soprattutto dopo la nostra morte in Paradiso. Non chiudiamo il nostro cuore, ma ascoltiamo il Suo invito sincero e accorato quando ci dice: “Venite a Me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e Io vi ristorerò” (Mt 11,28). Che cosa aspettiamo ad avvicinarci a Lui, dato che è così buono e amabile? Se Lui ha dato la vita per noi, possiamo forse pensare che voglia il nostro male? No assolutamente! Chi si avvicina a Dio con fiducia e con semplicità di cuore acquista grande gioia, pace e serenità.
La Serva di Dio Luisa Piccarreta ha sempre contemplato l’amore di Dio donato per la salvezza del mondo attraverso la meditazione della Passione sofferta da Gesù. Le “24 Ore della Passione” è il testo che meglio descrive il dono di questo grande Amore di Gesù verso gli uomini e Luisa ha voluto descrivere proprio quello che Gesù viveva nel suo cuore, soffrendo le pene infertegli nella Passione.
Le diverse espressioni uscite (non solo nel libro dell’Orologio della Passione) dalla sua meditazione sulla Passione riguardo al Sangue prezioso versato da Gesù, ci fanno toccare con mano come nella sua esperienza spirituale e mistica, Luisa si è sentita unita profondamente al suo Divin maestro davvero in tutto e come le sofferenze di Gesù riversano enormi grazie per l’umanità.
Tre volte il Cuore di Gesù ha versato sangue: nell’orto durante la sua agonia, nell’atto della crocifissione e dopo la sua morte, quando con una lancia è stato aperto il suo costato. E questo non per caso, ma tutto per ordine divino e per rendere completa la gloria dovuta al Padre, la riparazione che gli si doveva dalle creature ed il bene da meritare alle stesse creature.
Le spine che hanno punto la testa di Gesù sono servite per pungere l’orgoglio, la superbia, le piaghe più nascoste, per fare uscire fuori l’infezione che contengono, e le spine intinte del Suo sangue le risaneranno e restituiranno la corona che il peccato aveva loro tolto.
Tutti i rivoli di sangue che sgorgavano dal Suo capo erano tanti piccoli fiumi che legavano l’intelligenza umana alla conoscenza della Sua sovranità sopra di loro.
Il corpo di Gesù, colpito dai flagelli e fatto a brandelli, e il suo sangue versato da tutta la sua Umanità è servito per riunire tutta l’umanità dispersa. Col fare tutto ciò, nella Risurrezione nulla è stato disperso, ma tutto è stato riunito di nuovo alla Sua Umanità, e in più ha incorporato tutte le creature in Lui, di modo che, dopo questo chi da Lui si è disperso, è per la sua ostinata volontà che, strappandosi da Lui porta l’uomo a perdersi.
Dunque, rendiamo utile il Sangue di Cristo sparso per la nostra salvezza, e laviamo la nostra anima con il Sacramento della Riconciliazione. Gesù ci chiede la conversione, il miglioramento della nostra vita con l’osservanza dei Suoi comandamenti. La Sua Grazia e il Suo aiuto, ricevuti dal Sacerdote, ci farà vivere felici e in pace su questa terra, e un giorno ci farà godere la felicità eterna in Paradiso.
“Il Sangue di Cristo è la chiave del paradiso”
(S. Tommaso d’Aquíno)
Fiat!
a cura di don Marco