Madre,
il tuo cuore voglio impugnare,
ora che il mio
ribelle ti cerca
tra un respiro di vita
e un rantolo di morte.
I tuoi battiti mi rendono pace
nel cuore.
Nel Volume XXVI degli scritti di Luisa, Gesù, parlando della nascita della Madonna, dice che il Creato si espresse così: ”Spuntò Colei che forma la nostra gloria imperitura”. Che vuol dire: “la nostra”? È necessario riconoscersi in Maria. In Lei esiste la coesistenza di tutti gli esseri umani intesi non come individui che hanno in comune l’essere umano, ma come esseri che hanno in comune Maria, unità rappresentativa dell’Umanità. Se non ci percepiamo così, rimarremo sempre lontani a noi stessi; “il nostro” è: in coloro che fuggono le guerre e la povertà, in chi muore di fame divorato dalle mosche, chi si lascia morire di depressione, chi rimane solo ed è nel dolore, nel sud e nel nord …, ovunque ci sia un respiro prima o dopo un Amen.
La gloria imperitura è nostra; ma, cos’è “la gloria imperitura”? Molti dimenticano che sono nati per essere glorificati, tale ignoranza deriva da un atto di rifiuto: sanno ma non gli interessa. La Gloria consiste nel ricevere Dio il quale ha riposto in noi la Sua somiglianza; la nostra sostanza sarà la Gloria; mentre ora siamo immagine di riflesso, un giorno saremo al di là dello specchio, saremo in Colui che è, saremo ordine, luce, amore, bellezza. Tale conquista deve passare attraverso la santità di Maria che è la nostra.
L’aggettivo “imperituro” non indica solo il tempo ma anche lo stato d’essere, acquisito grazie al compimento di un atto esemplare. Il primo ad avere tale dono fu il ladrone crocifisso, il quale dicendo: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno», fu reso imperituro da Gesù: “in verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”. Al ladrone è stato concesso non solo di godere la promessa di eternità, imperituro nel tempo, ma di divenire Santo, imperituro nell’essere, quindi, glorioso. Una vita da ladrone, e con un solo atto fu reso imperituro!
Solo i Santi sono davvero imperituri, mentre i dannati, che comunque sono eterni, non sono imperituri nello stato. La loro eternità la vivono in funzione del riscatto, del rammarico, dell’odio, del dolore, della ripetitività che è la caratteristica più insopportabile del vivere in eterno. I Santi sono “imperituri nell’imperituro”.
Il giorno 8 settembre ricordiamo Colei che forma la nostra gloria imperitura: Maria. Molti di noi vivono da “ladroni”, ma Gesù ha testimoniato che possiamo sperare, potremmo sempre essere come Maria anche poco prima dell’ultimo respiro. Come Maria il ladrone si trovava con Cristo sul Golgota, come Maria la sua carne era trafitta in Cristo sulla croce e nello stesso modo, e pure il suo cuore era trafitto per Cristo tanto da dire: “egli invece non ha fatto nulla di male”.
Chi è “Colei”? È la Madonna, tre volte donna: figlia, moglie, madre.
Figlia di Anna e Gioacchino. L’iconografia tradizionale raffigura la natività di Maria in modo particolare: Giotto, Perugino, Ghirlandaio, Lorenzetti. Sant’Anna viene dipinta su un letto mentre la neonata Maria è accudita da tante giovani donne che sembrano allontanarla dalla madre che ha appena partorito, la quale con serena magnanimità concede la bambinella ad altri, separandosene. Con Maria c’è il passaggio biblico da una umanità anziana, decrepita, debole, ad una giovane. Sembra che chi vivrà con questa bambina non morirà in eterno; questo è il dono ricevuto dalle giovani che l’accudiscono: queste donne non conosceranno la malattia, la vecchiaia e la morte. Tale concetto è ribadito da Michelangelo che raffigura nella “Pietà”, la Madonna da giovane. Anche la dipartita di Maria profuma di giovinezza, infatti la Sua assunzione al Cielo avviene con la “dormitio Mariae”, si sa invece che invecchiando si dorme meno! La figliolanza di Maria ci parla di giovinezza, vigore, bellezza.
Maria è anche Colei che sposa Giuseppe. Il suo essere moglie ci insegna a seguire chi Dio ci pone accanto nella comprensione e nell’attesa, ci insegna a stare insieme in tutto.
Infine, Maria è madre, e questa è la forma più grande dell’amore a tal punto che Gesù si serve della Sua maternità per donarci la Redenzione: “Ecco tua madre”. Bene scrive Pasolini nella poesia “Supplica a mia madre”: “Sei insostituibile …, e il tuo amore è la mia schiavitù”.
Alla Madonna Dio donò la vita, purezza, sapienza… ma soprattutto Le fu concesso per nostro amore il dono della Volontà Divina. In Lei regna la Divina Volontà che deve essere di tutti noi figli del Divin Volere. Domenica 4 Settembre, è stata canonizzata Madre Teresa di Calcutta, la quale diceva: “Imparate figli miei l’arte della santità perché la vera santità consiste nel fare sempre la Volontà di Dio con un sorriso”. Festeggiamo, dunque, la nascita di Maria ripromettendoci di fare sempre la Volontà di Dio nella Sua Volontà. Qualcuno capziosamente domanda, a volte anche con leggera arroganza: “E che vuole Dio? Come faccio a saperlo?”. A costui, voglio rispondere che se non conosci Dio, il Suo Amore e la Sua Volontà, allora osserva come abbraccia Madre Teresa gli esseri umani e come questi si abbandonano nelle sue braccia; osserva i suoi sorrisi, guardala negli occhi; lo capirai, da Madre Teresa, la più piccola e umile degli esseri umani, troverai le tue risposte. Lei ti dirà: “Sorridi perché sei con Dio e Dio è con te, senza paura, guarda e abbraccia il mondo come ho fatto io”.
“Cuore di Maria, Cuore della più tenera delle Madri,
causa della nostra gioia, noi ci consacriamo a Te
senza alcuna riserva con tutto il nostro cuore
il nostro corpo e la nostra anima”.
(preghiera di MadreTeresa)