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“Non vi è gioia più bella per Dio che l’amore continuo della creatura”

La Gioia : frutto dello Spirito

25/10/2024
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La gioia è il secondo componente dei frutti dello Spirito. Ma che cos’è la gioia? Potremmo definirla armonia con se stessi, scoperta di sentirsi soddisfatti. La vera gioia è uno stato d’animo, una realtà spirituale, legata al nostro spirito, al nostro intimo, che dà senso al nostro vivere. La vera gioia se è vera e profonda è anche diffusiva e non può restare nascosta, traspare dagli occhi, dal volto e viene intuita da chi è vicino. Può essere definita anche serenità d’animo e la si distingue dalle gioie passeggere e false. La gioia non dipende dal ceto sociale o dal livello culturale, ma può dipendere dalla rivelazione ricevuta. La gioia pervade tutta la Scrittura perché il nostro è un Dio di gioia, rallegriamoci quindi nel Signore che è in noi e che è una fonte inestinguibile di gioia, indipendentemente dalle circostanze che attraversiamo. La gioia è il gigantesco segreto del cristiano (Chesterton). Con Gesù è entrata  nel mondo la gioia. Giovanni Battista sussulta di gioia nel seno di Elisabetta nell’incontro con Gesù portato da Maria. L’angelo dice ai pastori: “Vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il mondo … oggi per voi è nato il Salvatore” (Lc 2,10-11). Durante i tre anni di vita pubblica, Gesù opera miracoli per ridare la gioia a coloro che soffrono. Nell’ultima cena Gesù dice agli Apostoli: “Dovrete soffrire, ma la vostra sofferenza si cambierà in gioia, una gioia che nessuno potrà strapparvi” (Gv 16,22). Il Vangelo è tutto pervaso dalla gioia .

Infatti Gesù dice a Luisa che la Parola di Dio è gioia e chi l’ascolta e non la fa fruttificare con le opere le dà una tinta nera e la infanga. In Giovanni 15,11 leggiamo “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Si tratta evidentemente non di una gioia esterna, ma di una gioia intima e profonda di chi si sente amato da Dio, una gioia piena, completa, una gioia senza fine; ancora Gesù, parlando a Luisa, ci fa pregustare questa gioia, ci spiega come fare a provare questa gioia senza fine: innanzitutto Egli desidera che ogni creatura sia inondata dalla Fede, perché confidando in Lui, siccome la Fede è Lui stesso, secondo i bisogni, Egli si presterà a soccorrerci. Se la creatura si eserciterà in questa Fede quasi nuotando in essa, in compenso Essa infonderà nel cuore tre gioie spirituali: la prima è che essa penetrerà le cose di Dio con chiarezza e nel fare le cose sante si sentirà inondata da una gioia, da un gaudio tale che si sentirà come inzuppata, la seconda è una noia delle cose terrene e sentirà nel cuore una gioia delle cose celesti, la terza è un distacco tale da tutto e per questo il cuore sarà inondato dalla gioia che godono le anime nude, che hanno il loro cuore tanto inondato dall’amore di Dio che dalle cose che le circondano esternamente non ricevono alcuna impressione.

In Giovanni 15,1-7 leggiamo “… Chi rimane in me e Io in lui fa molto frutto … Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà fatto”.  Quale gioia più grande dunque esiste se non quella di ottenere tutto ciò che si desidera?  E lo possiamo, vivendo da figli di Dio. Ancora Gesù fa notare a Luisa che solo chi vive nella Divina Volontà dà a Dio i suoi baci, il suo amore filiale e Dio, per lei, converte tutte le cose in gioia, in difesa, in proprietà sua, le dà, come diritto di proprietà sua, la gioia infinita della sua Paternità, quindi la creatura, nel sentirsi amata da Dio, prova la gioia, l’onore e la gloria più grande.

Questo tipo di gioia non si improvvisa ma è il frutto dello Spirito che regna dentro di noi. È una gioia che illumina anche la sofferenza, accolta come Volontà di Dio: “Sono pervaso di gioia in ogni mia tribolazione” (2Cor. 7,4). Ancora una volta ci viene in aiuto Gesù a chiarire questo concetto nei diari di Luisa parlandoci della potenza della Volontà Divina che sa cambiare tutte le cose, dove Essa fa vedere tutto bello e buono, anzi, con la sua luce, imperla le pene e le fa vedere come perle rare e preziose, che racchiudono dentro mari di gioia e di felicità. Quindi la gioia cresce nella misura in cui si partecipa alle sofferenze di Cristo. Imitiamo Gesù che nel corso della sua Passione  non sentiva stanchezza nel soffrire tante diverse pene, anzi  Gesù conferma che, durante la sua Passione, una sofferenza accendeva più il cuore a soffrire l’altra. Questi sono i modi del patire divino: nel patire e operare non si guarda altro che al frutto che da quello si riceve. Gesù nelle sue piaghe e nel suo sangue vedeva le nazioni salvate, il bene che ricevevano le creature e il suo Cuore, anziché  provare stanchezza, sentiva gioia e ardente desiderio di soffrire di più; ciò che ci fa capire che la nostra sofferenza è partecipazione delle pene di Gesù è se si unisce il patire e la gioia di più patire e, se nell’operare  ,non si guarda a ciò che si fa, ma alla gloria che si dà a Dio e al frutto che si riceve.

Possiamo dire che la gioia è una caratteristica del Regno di Dio, perché (Rm 14,17) il Regno di Dio non consiste in vivande, né in bevande, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito. Sempre Gesù, grande Maestro, felice di poter comunicare la sua felicità alla creatura, nei diari di Luisa indica come raggiungerla e dice che chi vive nella Divina Volontà sta in possesso del giorno perenne che non conosce la notte. Tutto è luce per essa, le sue proprietà sono luce, bellezza, gioia, felicità, perché quando la creatura si rende proprietaria della santità e della felicità divina, tutti i mali scompaiono e Dio ha la gioia di vedere la creatura felice come uscì dalle sue mani. Come la creatura opera nella Divina Volontà le tre Divine Persone sentono la felicità, la gioia perché si sentono amate, glorificate così come meritano. È tale e tanta la gioia che provano che si abbandonano nelle braccia della creatura e, stringendola nelle loro braccia, riposano in essa ed essa riposa in loro. Beata la creatura che, vivendo nella Divina Volontà può felicitare Colui che possiede la moltitudine delle infinite gioie e felicità senza fine . Un’anima che ama Dio è la sua felicità perché Dio sente la gioia, l’eco della sua felicità in essa e chi possiede la Divina Volontà come vita è tutto per Dio. La gioia quindi nasce dall’amore, naturalmente si tratta di un amore diffusivo, dal Padre al Figlio e dal Figlio ai discepoli e si è discepoli di Cristo quando Dio può dire della creatura: “È la gioia nostra” perché non vi è gioia più bella per Dio che l’amore continuo della creatura. E qual non sarà la gioia della creatura nel poter dire:”Somiglio al mio Padre Celeste”!

Fiat!

Tonia Abbattista
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Ultimi commenti 1 di 1
- 30/07/2023
Beautifully written! A pure Joy to read!