La «lettera agli Ebrei» ci parla di Gesù Cristo, unico mediatore della nuova alleanza «perché, essendo ormai intervenuta la sua morte per la redenzione delle colpe commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l'eredità eterna che è stata promessa» (Eb 9,15).
Solo Gesù Cristo ha sconfitto la morte e ci ha dato la sua vita divina che è eterna. Egli, da Dio, si è fatto come noi «per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso» (Eb 9,26). Per questo «dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione col peccato, a coloro che l'aspettano per la loro salvezza» (Eb 9,28).
A differenza dei sacerdoti dell’antica alleanza, Gesù è sacerdote e vittima. Nella sua passione egli - puro da ogni macchia di peccato - si consegna al Padre per i peccatori. Con la sua morte e risurrezione egli porta a compimento la sua attività sacerdotale; con la sua ascensione egli entra non in un tempio costruito da mani d’uomo, ma nel Cielo, dove rimane Agnello ritto davanti al Padre per intercedere a nostro favore (cf. Ap 5,6). Ogni forza è ormai tolta al peccato e ad ognuno è aperta la «via nuova» per ritornare al Padre.
Il Vangelo di Marco ci presenta Gesù dinanzi al quale dobbiamo prendere posizione: o aderire a lui, unico nostro Salvatore o contrapporci a lui con l’esercizio della nostra libertà che lo rifiuta.
La salvezza è un dono, ma può essere donata solo a chi ha il desiderio di essere salvato.
La serva di Dio «Luisa Piccarreta» aveva il desiderio di essere salvata. Per questo ella aderì pienamente alla volontà di Gesù, servo obbediente al Padre sino alla morte e alla morte di croce. Nell’Orologio della Passione Luisa commenta l’agonia del Getsemani con queste parole: «Ti si fanno avanti tutte le ribellioni delle creature, e quel “fiat voluntas tua”, che dovrebb’essere la vita d’ogni creatura, lo vedi quasi da tutti respinto, e, invece di trovare la vita, esse trovano la morte; e Tu, volendo dar la vita a tutte e fare una solenne riparazione al Padre per le ribellioni delle creature, di quelle cioè che, sottraendosi alla volontà di Lui vanno perdute, per ben tre volte ripeti: “Padre, se è possibile passi da me questo calice. Questo calice per me è molto amaro, però, non mea voluntas sed tua fiat».
Gesù riannoda la volontà umana e la volontà divina facendo della sua persona un ponte, un nodo di unione. Ed è proprio questo il punto di partenza della nostra vita nuova: essere in Cristo, con Cristo, per Cristo.
In un altro passo tratto dall’Orologio della Passione Gesù dice a Luisa: «Figlia, vuoi tu sapere chi mi tormenta più degli stessi carnefici, e perché i tormenti di questi saranno per essere un nulla a paragone di ciò che ora soffro? L’amore, l’amore eterno è, il quale, volendo il primato in tutto, mi fa soffrire tutt’assieme e nelle più intime fibre, quanto i carnefici faranno sulla mia Persona soffrire a poco a poco. Anima, figlia mia, è l’amore che prevale su di me ed in me, l’amore mi è chiodo, l’amore mi è flagello, l’amore mi è corona di spine, l’amore mi è tutto, l’amore è la mia Passione perenne, quella che soffro della mia Umanità è temporanea. Ah! figlia, entra nel mio Cuore, vieni a perderti nel mio amore, e solo nel mio amore comprenderai quanto ho sofferto per te e quanto ti ho amato, e così imparerai ad amarmi e a soffrire solo per amore».
Luisa ha vissuto immersa nell’amore di Gesù Cristo ed ha imparato ad amare Dio e il prossimo, dichiarandosi la« piccola figlia del Divin Volere».
Carissimi, è davvero un dono conoscere e amare Gesù come ha fatto la serva di Dio Luisa Piccarreta. Imitiamola intonando così la nostra giornata: “Oggi Gesù nella tua Divina Volontà, vieni ad amare in me le persone che incontrerò, a camminare nei miei passi, a guardare nei miei occhi, a lavorare nelle mie mani, a parlare nelle mie parole, etc”.
Tutto questo Gesù lo ha reso possibile donandoci la sua Vita Divina.
Amen